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a cura di Michela Eremita

Fondazione Antico Ospedale Santa Maria della Scala

Fondazione Fausto Melotti

Santa Maria della Scala, Siena

7 Dicembre 2023 – 7 Aprile 2024 

Siena ricorda Calvino con una mostra dell’amico Melotti

Il percorso espositivo di sculture e disegni racconta il legame tra i due artisti

L’esposizione al Santa Maria della Scala dove Calvino scomparve nel 1985

Nel centenario della nascita, Siena tributa un omaggio a Italo Calvino attraverso una mostra dello scultore Fausto Melotti, proprio in quei luoghi in cui nel settembre 1985 scomparve il famoso scrittore: l’allora Ospedale Santa Maria della Scala, oggi complesso museale nel cuore della città del Palio.

L’esposizione, curata da Michela Eremita e voluta dalla Fondazione Antico Ospedale Santa Maria della Scala con il supporto della Fondazione Fausto Melotti di Milano, ha l’obiettivo di valorizzare l’affinità culturale ed estetica dei due amici, entrambi noti per gli equilibri, all’apparenza impossibili, in bilico tra il visibile e l’invisibile e per essere indiscussi protagonisti della scena artistica e culturale nazionale ed internazionale.

Il rapporto tra Fausto Melotti (Rovereto 1901- Milano 1986) e Italo Calvino (Santiago de Las Vegas de La Habana,1923 – Siena, 1985) è stato intenso e ricco di scambi reciproci, sia intellettuali che umani, accennati da Italo Calvino nelle pagine de Le Città Invisibili“C’è stato un momento in cui dopo aver conosciuto lo scultore Fausto Melotti, uno dei primi astrattisti italiani, (…) mi veniva da scrivere città sottili come le sue sculture: città sui trampoli, città a ragnatela”.

La mostra in particolare fa riferimento alle opere diventate immagine dei libri di Calvino per la riedizione dei suoi scritti nella collana Oscar Mondadori, avvenuta negli anni 2000.

Il percorso espositivo si snoda tra 22 sculture di varie dimensioni e molti disegni, abbracciando un periodo che va dal 1935 al 1985. Le sculture come Costante uomo del 1936, Il viaggio (1961) e Contrappunto libero (1972) paleseranno plasticamente le parole di Italo Calvino, ma nel contempo renderanno omaggio a Fausto Melotti, uno degli artisti più importanti del Novecento, connotato dalla imponderabile leggerezza, base della sua ricerca artistica.

BREVE BIOGRAFIA DI FAUSTO MELOTTI

Fausto Melotti nasce a Rovereto (Trento) l’8 giugno 1901. Nel 1918 si iscrive alla facoltà di Fisica e Matematica dell’Università di Pisa, corso di studi che proseguirà al Politecnico di Milano, dove nel 1924 si laurea in ingegneria elettrotecnica. In questi anni consegue il diploma di pianoforte e intraprende lo studio della scultura a Torino, presso lo scultore Pietro Canonica. Nel 1928 si iscrive all’Accademia di Brera di Milano, dove è allievo di Adolfo Wildt, insieme a Lucio Fontana, con il quale stringe un lungo sodalizio. Nel 1935 viene pubblicato “Kn” di Carlo Belli, cugino di Fausto Melotti. Nello stesso anno insieme al gruppo degli astrattisti milanesi partecipa alla prima mostra collettiva di arte astratta nello studio di Casorati e Paolucci a Torino ed espone a Milano alla galleria del Milione sculture di ispirazione rigorosamente contrappuntistica. La sua prima esposizione non ha riscontro in Italia, ma riceve attenzione in Francia. Dal 1941 al 1943 vive a Roma. Nel dopoguerra si dedica alla ceramica e raggiunge, attraverso una tecnica raffinatissima, un’altissima qualità riconosciuta dai numerosi premi ricevuti. Si approfondisce in questo periodo un profondo legame professionale e umano con Gio Ponti. Nel 1967 espone alla Galleria Toninelli di Milano numerose sculture di nuova ispirazione. Da qui ha inizio una serie di mostre in Italia e all’estero che lo porterà rapidamente al successo e permetterà al pubblico di conoscere la sua attività poliedrica. Nel 1975 Adelphi pubblica una raccolta di scritti e poesie intitolata “Linee” che vince il Premio Diano Marina nel 1975. Firenze, Roma, Venezia ma anche New York, Londra, Zurigo, Francoforte e Parigi gli dedicano ampie mostre personali e collettive. Melotti muore a Milano il 22 giugno 1986 e nello stesso mese la 42° Biennale di Arti Visive di Venezia gli conferisce il Leone d’oro alla memoria.

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