Sabato prossimo, 17 giugno, l’eccezionale testimonianza della Siena di età romana, finora conservata all’ingresso di Palazzo Piccolomini alla Postierla, sarà collocata all’interno del Santa Maria della Scala. Hémery: rappresenterà la premessa della scoperta delle bellezze del cunicolo delle meraviglie. Cresti: sinergia importante per valorizzare lo straordinario patrimonio storico-artistico cittadino
Si ricongiunge al patrimonio archeologico una delle più importanti testimonianze della Siena romana: il rilievo con Vittoria. Finora conservato a Palazzo Piccolomini alla Postierla, l’opera sarà presentata al pubblico sabato 17 giugno alle 11.30 al Museo Archeologico Nazionale all’interno del Santa Maria della Scala e sarà l’occasione per ammirarla da vicino.
Il rilievo, che presenta numerosi elementi di interesse, deriva iconograficamente da modelli ellenistici, anche se stilisticamente la sua datazione sembrerebbe essere più tarda e scendere al II sec. d.C. Spesso ricordata come Vittoria, la sua lettura lascia ancora aperte molte questioni, che coinvolgono datazione, esegesi e pertinenza. Noto fin dal 1810, quando risulta citato come proveniente dal muro di Sant’Agostino a Siena tra gli oggetti presenti nell’Accademia (Istituto di Belle Arti), il rilievo con Vittoria è poi confluito nelle opere trasferite alla Pinacoteca Nazionale di Siena (a cui oggi il Museo Archeologico Nazionale afferisce), dove venne collocato nell’atrio. Oggetto di attenzioni già dal 1906, quando Fabio Bargagli Petrucci ne ipotizzò la sua pertinenza ad un arco onorario, è stato inserito da Ranuccio Bianchi Bandinelli tra i reperti che sarebbero dovuti entrare a far parte del costituendo Museo Archeologico senese.
“Da anni, la nostra bellissima Vittoria accoglieva i visitatori sempre più numerosi di Palazzo Chigi alla Postierla, ma nonostante il suo appeal, non aveva nessun nesso con la visita dei saloni tardocinquecenteschi e della quadreria barocca – commenta il direttore della Pinacoteca Nazionale, Axel Hémery -. La creazione dell’istituto autonomo della Pinacoteca Nazionale di Siena consente di redistribuire le collezioni in modo più coerente. Nella sua nuova collocazione al Museo Archeologico Nazionale, la Vittoria rimarrà un unicum come rappresentante della plastica romana a Siena. Qui svolgerà un ruolo nuovo di trofeo e di faro, premessa della scoperta delle bellezze del cunicolo delle meraviglie, il nostro Museo Archeologico Nazionale di Siena nel cuore dell’antico ospedale Santa Maria della Scala”.
Nonostante il silenzio della bibliografia più recente, il rilievo è stato oggetto nel 2012 di un intervento di restauro e di una giornata di presentazione da parte dell’allora Soprintendenza. Nell’occasione, l’allora gruppo di ricerca di Conservazione del Patrimonio Culturale Lapideo del Dipartimento di Scienze Ambientali “G. Sarfatti” dell’Università di Siena (oggi Gruppo di Ricerca di Conservazione dei Beni Culturali e Archeometria del Dipartimento di Scienze Fisiche, della Terra e dell’Ambiente) aveva anche effettuato indagini diagnostiche sulla tipologia del marmo . Il trasferimento al Museo Archeologico Nazionale, che ricongiunge il pezzo alle testimonianze archeologiche urbane qui musealizzate, dà idealmente seguito, a distanza di più di novanta anni, al progetto di Bianchi Bandinelli.
“Il trasferimento del rilievo di Vittoria al Museo Archeologico Nazionale è una nuova, importante dimostrazione del prezioso lavoro di sinergia e collaborazione che le più importanti istituzioni che operano in città, la Pinacoteca Nazionale, il Comune di Siena e la Fondazione Antico Ospedale, portano avanti per valorizzare lo straordinario patrimonio che Siena ci ha lasciato” conclude la Presidente della Fondazione Antico Ospedale Santa Maria della Scala, Lucia Cresti.
Sabato prossimo alla presentazione dell’allestimento al Museo Archeologico Nazionale interverranno il direttore della Pinacoteca Nazionale, Axel Hémery; la funzionaria archeologa della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo Gabriella Carpentiero; Rossella Pansini, ricercatrice dell’Università di Siena; Marco Cavalieri, professore di archeologia romana e antichità italiche dell’Università di Lovanio e Debora Barbagli della Fondazione Antico Ospedale Santa Maria della Scala.