PRESENTAZIONE DEL DRAPPELLONE REALIZZATO DA ANDREA ANASTASIO

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di Davide Quadrio

Il drappellone di  Andrea Anastasio per il Palio del 16 agosto 2022 è un segno, un medium, un gesto forte che unisce la ricerca dell’artista con questo evento storico che è ancor così vivo e potente. Il Palio è l’incontro tra l’umano e il divino tramite la forza scellerata di cavalli, anche essi mezzo di trasmutazione e trasformazione che portano Siena in alto, nel divino femminile rappresentato dall’Assunta.

Assistiamo attraverso il Palio a un rituale potente di sublimazione dell’elemento maschile incontrollato, aizzabile: esso è energia dirompente di un principio ancestrale femminile fatto di elementi del subconscio che parlano di vita e di amore. Tutto questo appare in questo drappellone in cui  Anastasio compone un mondo di fiori (rose e gigli), un contesto/trama d’amore su cui e tra cui appaiono due teste di cavalli (nell’idealizzazione riconoscibile dei cavalli di S. Marco ) e il viso della Madonna, da un quadro di Tiziano. Le contrade, animali brulicanti galleggiano in questo mare. I simboli delle contrade (i colori) ordinati a lato. Su tutto, il luogo della civitas senese, il palazzo Pubblico. Il drappellone rimane cosi un micro cosmo che racchiude il senso del Palio, i suoi elementi costitutivi, la sua narrativa. Ma il vero gesto inconsueto di questo drappellone sta nelle tecniche che Andrea attua per fare di questa stoffa un oggetto performativo che vive di riflessi e di luce.

Anastasio nella sua pratica continua a unire tradizione e libertà espressiva, innovazione con poesia e gesto. Anche qui Anastasio performa il drappellone non lo disegna. La stoffa propone la stessa immagine sui due versi, ma l’una l’ombra dell’altra, o meglio l’ombra del retro si rivela nella luce (fulminea, accecante bagliore) del davanti: infatti l’immagine ricoperta di paillettes iridescenti sono più specchio che porta la luce divina che corazza militare. Scaglie di luce che riflettono e accecano il fedele, quasi a trasmettere un senso di rispetto e distanza reverenziale. Cosi Anastasio scardina il senso di quello che sono le arti visive e aggiunge un senso di pragmatica artigianalità. Anche in questo il pensiero di Anastasio supera la creazione di un oggetto simbolico rendendolo un mezzo di disappropriazione storica, costruendo appunto un momento preciso del qui e ora. È come se in quei fremiti dei cavalli, tra le lacrime di gioia per la vittoria o di sofferenza per la sconfitta, in quei tre giri rituali che portano a solo un campione si esaurisce la tradizione, la si sublima diventando momento assoluto in cui l’umano attraverso il veicolo fattosi animale raggiunge, stupito, il divino.

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